Cultura

Dominique Corti: che l’Africa sia in cima al tuo cuore

Ci vuole un’azione di pressione per l’educazione. Che è lo strumento più potente per aiutare il riscatto

di Benedetta Verrini

Cosa chiederebbe Dominique Corti al nuovo Papa Benedetto XVI in tema di lotta all?Aids in Africa? Cosa gli chiederebbe, lei, che è figlia di Piero e Lucille, leggendari fondatori del St. Mary?s Hospital di Lacor, in Uganda, l?ospedale che è diventato un modello sanitario in tutta l?Africa?
Dominique Corti: Sono contentissima, perché so che il nuovo pontefice ha una profonda conoscenza dei problemi dell?Africa e di tutti i Paesi poveri. Mi fa pensare che con lui proseguirà una stagione in cui nel mondo, anche nei luoghi più lontani e martoriati dalla sofferenza, sarà possibile rinsaldare la fede. E di questo, di certo, si avverte un grande bisogno.
Vita: Cosa si può chiedere allora a Benedetto XVI perché aiuti l?Africa a combattere la sua lotta contro l?Aids?
Corti: Al primo posto in assoluto, vorrei che fosse realizzata un?azione di pressione per l?educazione, in particolare quella femminile. è dimostrato che l?educazione è lo strumento più potente, e il più semplice ed economico, per portare benessere sociale e maggiori strumenti di prevenzione sanitaria. Nei contesti più svantaggiati il fatto di frequentare la scuola e dover portare a termine un percorso di studi significa, per le bambine, spostare molto più avanti il momento del primo rapporto sessuale, la nascita del primo figlio, la distanza temporale tra un figlio e l?altro. Tutto questo porta a ricadute più che positive sulle scelte di vita personale, sull?autonomia della donna, sull?economia familiare. Ecco, vorrei davvero che il Papa, su questo fronte, facesse pressione sul mondo ricco per incentivare il più possibile l?educazione delle donne.
Vita: Ma allora chi ha criticato Giovanni Paolo II per il suo rigore contro il preservativo come prevenzione dell?Aids in Africa si è attaccato a un falso problema?
Corti: Su questo credo di poter rispondere facendo l?esempio dell?Uganda. L?ospedale St. Mary?s è il sito-sentinella per valutare la diffusione del virus, con una statistica sulle donne gravide. In dieci anni, dal 1993 al 2004, la percentuale di sieropositività è passata dal 30 al 10-11%. Questa ?caduta? della diffusione, che pure resta la più alta del Paese, perché la zona del Nord è la più difficile dell?Uganda, è stata ottenuta senza preservativi. E come potrebbe essere altrimenti? Anche volendo, in una realtà rurale e priva di collegamenti come quella africana la lotta all?Aids non si può fare distribuendo partite di preservativi. Sono un medico, e non voglio negarne l?efficacia in ambito di prevenzione, ma posso dire che in Africa in questo momento non è attuabile e non rappresenta sicuramente il mezzo per arrestare il contagio. Bisogna lavorare sull?educazione delle famiglie, accompagnarle nel superare usanze tribali rischiose, prevenire problemi come l?alcolismo e la promiscuità sessuale.
Vita: E riguardo all?accesso ai farmaci?
Corti: è un?altra grande sfida, che va combattuta insieme a quella di una più equa distribuzione. Da questo punto di vista, comunque, il Vaticano è in prima fila nell?invocare una più equa distribuzione delle ricchezze tra Nord e Sud del mondo. è proprio grazie all?impegno della Chiesa, ad esempio, che il St. Mary?s ha potuto avviare un progetto di distribuzione degli antiretrovirali. Le persone che sono entrate nel rigidissimo protocollo di assunzione dei farmaci, in questi mesi, sono del tutto rinate.

Vuoi accedere all'archivio di VITA?

Con un abbonamento annuale potrai sfogliare più di 50 numeri del nostro magazine, da gennaio 2020 ad oggi: ogni numero una storia sempre attuale. Oltre a tutti i contenuti extra come le newsletter tematiche, i podcast, le infografiche e gli approfondimenti.